Hanno radicalmente modificato il modo di concepire e fruire un contenuto. Hanno stravolto il comune concetto di newsfeed.
Rappresentano la rivoluzione social più importante degli ultimi anni.
Stiamo parlando delle Stories, quei contenuti fruibili per 24 ore che, partendo da Snapchat sono diventate una costante su qualunque piattaforma: Instagram, Facebook, Youtube. Sono un mezzo di comunicazione e interazione con gli utenti così efficace che, oltre ai social, stanno conquistando anche i motori di ricerca.
Un esempio?
Le Web Stories di Google, figlie di un progetto presentato dalla casa madre già nel febbraio 2018 sotto il nome di AMP Stories, Accelerated Mobile Pages. Sono leggere e permettono di caricare i contenuti 4 volte più velocemente.
Sono molto simili alle loro sorelle sui social media, e facilmente implementabili grazie ad un plugin scaricabile sul cms più famoso al mondo: wordpress.
Ci sono diversi template di partenza, un editor visivo drag-and-drop (con animazioni, testi, link, immagini, video, ecc) ed un sistema di preview and share nativo.
Uno strumento per fare “visual storytelling for the open web”, come si legge sul sito ufficiale del progetto, e per dare ai siti che pubblicano contenuti (per lo più informativi) un format mobile-focused per servire notizie “in maniera visualmente ricca” e tap-through.
In termini di business le AMP stories giocano un ruolo fondamentale sul tasso di conversione.
Sono fullscreen, veloci e tappabili. Permettono di creare una narrazione visiva immersiva e coinvolgente, grazie alla presenza di animazioni, testi e call to action. Aumentano l’engagement, abbassano il bounce rate e fanno impennare le conversioni.
Questa tipologia di contenuti viene utilizzata dagli editori, dagli advertiser e dai siti e-commerce. Utilizzare questa soluzione risulta una strategia efficace in un momento in cui gli utenti caricano una grandissima quantità di contenuti ma con un basso livello di coinvolgimento.
Seppur simili in quanto fruizione e tipologia di contenuti, le AMP Stories si differenziano dalle Stories sui social network in quanto possono essere indicizzate e visualizzate nei risultati di ricerca di Google.
Essere rintracciabili in Google fa una grande differenza: chiunque può trovare la tua storia mentre fa ricerche sul web. Il motore di ricerca nella versione mobile ha creato una categoria apposita per questo formato che si chiama Top Stories
Dal punto di vista della struttura, sono come altre pagine web, hanno un url sul server, sono linkabili tramite mail o messaggio e possono rimandare ad altre storie o pagine del tuo sito web, aumentando la permanenza sul proprio sito.
Sono implementabili in qualsiasi tipo di sito web, qualunque sia la piattaforma o l’ecosistema che si sta utilizzando e consentono di inserire Ads tra una stories e l’altra per monetizzare i propri contenuti.
Google le definisce “uno stuzzichino”, un modo rapido per dare un’occhiata veloce a ciò che ci interessa mentre siamo sul bus o in pausa pranzo, ad esempio. Un buon modo per presentare i contenuti, stuzzicare l’attenzione del lettore e realizzare una conversione sul proprio sito web.
Sicuramente una nuova fonte di traffico organico che potrebbe rivelarsi molto significativa!