Questo articolo è stato scritto da Maddalena Bianchetti, ex studentessa del Master in Comunicazione Digitale, Mobile e Social all’Università degli Studi di Parma, e fa parte di una serie di post dedicati alla body positivity.

Mi occupo di comunicazione per il sociale, che per me significa saper tradurre in modo accessibile contenuti e visioni inclusive, potenzianti e partecipative. Gli anni di lavoro nel terzo settore mi hanno portato ad acquisire competenze trasversali, supportate da un approccio pragmatico e flessibile. Oltre a lavorare faccio cose e vedo gente. Su tutto: amo pattinare e andare in montagna.

Maddalena Bianchetti

All’interno di Instagram persone con corpi non convenzionali, mediante l’utilizzo di hashtag, decidono di postare selfie con lo scopo di sfidare i beauty standards ed aderire alla filosofia body positive. Grazie alla disintermediazione e alle possibilità offerte dalla rete, gli spazi online diventano luoghi che favoriscono e permettono l’autodeterminazione e l’inserimento all’interno di diverse comunità, si creano zone sicure, in cui è possibile condividere storie e immagini senza il timore del giudizio e delle opinioni altrui, in cui tutti i corpi sono liberi di sentirsi accettati.

Mercificazione della body positive  

Instagram non consiste unicamente in una piattaforma attraverso cui gli utenti sviluppano una rappresentazione del sè: sempre più spesso le aziende creano engagement con gli utenti attraverso influencer, al fine di raggiungere nuovi target ed ampliare il proprio mercato. Una delle strategie messe in pratica su Instagram, consiste nel personal branding, ossia quell’idea secondo cui individui, proprio come i prodotti, beneficiano di un’identità brandizzata che risponde ai bisogni del target. Questo meccanismo funziona alla perfezione se prendiamo in analisi l’industria del beauty in tutte le sue sfaccettature: c’è una speculazione molto capitalistica di ciò che è la bellezza, i brand sfruttano il senso di inadeguatezza cercando di vendere prodotti per ‘aggiustare’ delle caratteristiche fisiche che dovrebbero essere considerate normali.

Belle di faccia

Ilprogetto Belle di faccia nasce nel 2018 come profilo Instagram e nel 2019 diventa un’associazione. L’idea ha origine dalla necessità di riportare i corpi grassi al centro del movimento body positive italiano, con un particolare focus sulla Fat Acceptance e la Fat Liberation. “Belle di faccia” è la microagressione più frequente che Chiara Meloni e Mara Mibelli, le due fondatrici del progetto, hanno subito. Dopo anni passati a sentirsi “belle di faccia” lo hanno trasformato nel loro nome di battaglia, quando ormai gli era chiaro che l’insistenza nel volersi soffermare sui tratti gradevoli del viso non stava nella loro particolarità, quanto nella necessità di porre l’accento sul fatto che la bellezza fosse circoscritta ai loro visi che erano finiti sopra un corpo non conforme. Come fanno tanti movimenti si sono appropriate di un insulto e lo hanno trasformato in un motto riconoscibile. La mission delle fondatrici non è affatto semplice: rendere fruibili a un pubblico eterogeneo molti dei concetti come la grassofobia e la fat acceptance. “In un paese dove non esiste una letteratura sui fat studies, non c’è neanche consapevolezza dello stigma, né l’intenzione di voler andare oltre il mero pregiudizio e analizzare una questione che invece si porta dietro anni di lotte e di studi”.

Attivismo digitale e long-form

Quello che Chiara e Mara fanno attraverso i loro canali web è definibile attivismo digitale, una forma di attivismo che usa Internet e i media digitali come piattaforme chiave per promuovere il cambiamento sociale e ha come obiettivi la mobilitazione di massa e l’azione politica. In questi anni i social hanno ricoperto un ruolo sempre più rilevante nell’arricchimento del nostro mondo delle idee: temi prima ritenuti faticosi come il razzismo, la politica, l’economia, oggi risultano più immediati e fruibili. Per riuscire a veicolare un messaggio di cambiamento sociale e politico che sia veramente efficace non è possibile utilizzare solo frasi ad effetto, come fanno molti profili con il brand feminism, quello che è importante è far passare concetti che siano chiari e che raccontino una storia. Per fare questo viene utilizzato il cosiddetto long formLong form è qualunque contenuto, in qualsiasi formato, concepito esplicitamente per ingaggiare l’attenzione delle persone (lettori e lettrici, ascoltatori e ascoltatrici, spettatori e spettatrici…) per un tempo superiore ai pochi minuti e con l’intenzione di approfondire un argomento. 

Se contenuti brevi possono favorire una comunicazione mirata, rapida e diretta, i contenuti più lunghi sono utili per ottenere livelli di riflessione più profondi. E questo accade perché a chiunque piace ascoltare, leggere e assorbire una storia. Il formato lungo assume forme molto diverse e in alcuni casi si nasconde in luoghi in cui siamo abituati a una fruizione isterica e a uno scroll compulsivo: è il caso degli account Instagram dove è possibile approfondire, raccontare storie, occupare uno spazio e un tempo che supera i pochi minuti di fruizione.

Il profilo Instagram @belledifaccia

Il profilo di@belledifaccia rappresenta un caso comunicativo interessante, il loro attivismo digitale si pome l’obiettivo di cambiare la narrazione della body positivity e far comprendere che questo movimento è prima di tutto sociale e politico. Una delle azioni che viene compiuta attraverso i testi dei post è la rivendicazione del termine grasso: attraverso il loro profilo @belledifaccia demoliscono l’accezione negativa di questo termine utilizzandolo come risposta alla fatfobia. La grassezza è vista come qualcosa che deve essere corretta partendo dalla rivalutazione di questo termine si modifica la narrazione passando così da un significato negativo ad uno neutrale.

Nonostante la serietà degli argomenti trattati, i testi utilizzati sono sarcastici e spesso irriverenti, una combinazione che si rivela vincente perché queste caratteristiche riescono a incuriosire e stimolare l’interesse dell’utente che riesce ad affrontare i testi lunghi, i copy di @belledifaccia non sono mai più corti di 1000 caratteri, e partecipare attivamente alla discussione commentando e rilanciando con apprezzamenti e osservazioni più o meno approfondite.

Il tono ironico e deciso si intuisce immediatamente anche dal visual, dove viene introdotto l’argomento affrontato dal post attraverso parole semplici e dirette.

Le immagini sono ben studiate e si sposano perfettamente con i toni del copy, il visual è molto riconoscibile: illustrazioni dai colori vivaci ed accattivanti con linee marcate accompagnate da un claim dal font calligrafico. Le illustrazioni sono originali ad opera di Chiara Meloni una delle due fondatrici di BDF (Belle di Faccia).

Le immagini realizzate appositamente rispecchiando il topic del post, possono essere autobiografiche, ritrarre influencer internazionali della body positivity come nel caso di @sofiehagendk o attivisti e attiviste nazionali, per esempio @g.varchetta attivista LGBTQI+ e contro l’abilismo, o @marina_cuollo anche essa attivista contro l’abilismo. Queste persone collaborando con Belle di Faccia e introducono argomenti che rientrano nella macro sfera del movimento. La scelta di riprodurre ritratti illustrati, risulta vincente perché permette ai due profili coinvolti di far incontrare i pubblici che sono interessati a facce diverse dello stesso argomento, attraverso un engagement immediato. Con il loro digital activism @belledifaccia si inseriscono nel discorso della body positive con toni irriverenti e l’utilizzo di long-form, sradicando l’idea che l’attivismo per i corpi grassi siano solo slogan stampati su magliette. 

Attraverso i social media, la body positivity cambia una narrazione tossica, distaccata da quella che è la realtà quotidiana delle persone.

Instagram è lo strumento principale con cui si svolge la discussione e dove i dubbi intorno alla body positivitysono spinti oltre, invogliando gli utenti e le utenti a reclamare il proprio potere, allontanandoli dalle norme sociali e vivendo vite autentiche ad alta voce.

Attraverso i social media, la body positivity cambia una narrazione tossica, distaccata da quella che è la realtà quotidiana delle persone. Instagram è lo strumento principale con cui si svolge la discussione e dove i dubbi intorno alla body positivitysono spinti oltre, invogliando gli utenti e le utenti a reclamare il proprio potere, allontanandoli dalle norme sociali e vivendo vite autentiche ad alta voce.